Non può che trovare i nostri favori l’incremento in città di piste o corsie ciclabili, soprattutto quando in grado di fornire soluzioni a infrastrutture viarie nate con lacune evidenti fin dalla loro realizzazione.
Così sembra per la pista ciclabile realizzata in sede propria, con tanto di cordolo, sul Ponte delle Libertà e localizzata sulla corsia interna lato monte, si suppone la meno trafficata dalle auto tra le quattro di cui il ponte è dotato e la meno intercettata dai raccordi con l’asse attrezzato.
Sul lato sud, su via Aterno, e sul latyo nord, su via del Circuiti, la pista si “aggancia” ad una corsia ciclabile circolare monodirezionale a circolazione antioraria, forse troppo pericolosa per una rotatoria di 20 metri e una corsia di 7.
Terminata la colorazione del manto stradale, si è provveduto alla realizzazione della segnaletica verticale e soprattutto orizzontale. Su appena 300 metri di pista bidirezionale, nella solita e ridotta larghezza di 2,5 mt, sono stati apposti ben 7 stop, di cui 4 alle intersezione delle strisce pedonali, e gli altri in uscita sulle rotatorie.
Ci chiediamo, a questo punto, se vi sia un manuale tutto pescarese che imponga ai progettisti di prevedere lo STOP davanti le strisce pedonali, oppure si tratti di una diffusa convinzione ormai consolidata tra gli operatori del settore. A questa curiosa e senza eguali impostazione interpretativa, di non si sa quale norma del CdS, spesso si affianca anche il posizionamento del cartello “fine pista” quando la stessa continua senza soluzioni di continuità in strada con i quadrettoni disegnati sul manto stradale.
Non avendo mai visto una segnaletica simile realizzata per le auto in prossimità delle strisce pedonali, non possiamo che chiedere che gli STOP realizzati sulla pista, soprattutto in prossimità degli attraversamenti pedonali, vengano rimossi, e che si faccia lo stesso in diverse altre zone della città, per esempio lungo la ciclabile di Via L. D’Annunzio, intervenendo sia sulla segnaletica orizzontale che verticale.
