giovedì, Aprile 18, 2024
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Cross-country urbano

Cross-country urbano, di Simona Flacco

Sensazioni contrastanti aleggiano in me in questo momento.

Tu chiamala se vuoi CONFUSIONE!

Negli ultimi 2 giorni mi sono data all’exploring urbano.

Mappa della città e confini comunali alla mano, ho preso la mia Salsa e sono partita per esplorare in lungo e in largo la città.

Sono partita dal mare, facile e trafficato, per poi addentrarmi e inerpicarmi su per i colli alla ricerca di strade secondarie e meno battute.

Pescara si sviluppa prevalentemente sulla costa ed è ormai collegata a Francavilla (a sud) e Montesilvano (a nord) senza soluzione di continuità.

Ma se ci si lascia il mare alle spalle in un batter di ciglia ci si scontra con le ripide salite che si inerpicano su per le colline: a nord Pescara Colli, a sud San Silvestro, in mezzo la pianura che collega (anche in questo caso senza soluzione di continuità) Pescara a Chieti Scalo, passando per San Giovanni Teatino e Sambuceto.

Effettivamente basta poco per sottrarsi alle strade principali e più trafficate: basta cominciare a salire!

Basta oltrepassare via Verrotti per trovarsi di fronte, traversa dopo traversa, una serie di muri cui non è possibile sottrarsi se si vuole andare oltre.

E li dove cominciano le salite il traffico diminuisce.

I ciclisti spariscono.

L’asfalto si fa più ruvido e sconnesso.

Vigne e ulivi si mescolano alle case .

Quando arrivi in cima, se rivolgi lo sguardo al mare, la colata di cemento che ricopre la costa è impressionante.

il verde non esiste.

Certo, lo sapevo che Pescara non si distingue per i parchi, ma vederla dall’alto lascia interdetti e ciò che più di tutto disturba, a mio avviso, è il complesso dei grandi alberghi: scheletri proprio a ridosso della costa che tagliano l’orizzonte e inquinano il panorama.

Ma se invece che rivolgere lo sguardo al mare ci si rivolge all’entroterra il paesaggio cambia completamente!

Dolci colline si rincorrono all’infinito; distese di vigneti e uliveti; campi coltivati.

Campanili e castelli arroccati si stagliano all’orizzonte nonostante la foschia.

La macchia mediterranea resiste ancora nonostante il proliferare delle case di campagna.

Il Gran Sasso e la Majella si possono quasi toccare.

Ma ahimè, i cartelli lasciano poca speranza!

Là dove finisce l’asfalto finisce Pescara e comincia Montesilvano.

E allora via.

Seguendo i confini mi dirigo verso sud.

Destinazione San Silvestro.

Attraverso la città: la periferia della città!

Interi quartieri conosciuti solo di nome e di fama, dove effettivamente non conviene perdersi.

Non parto prevenuta, ma dopo un paio di svolte improvvisate mi sento troppo esposta e allora faccio dietro front, cercando di rimanere sulle strade principali.

Quando mi trovo ai piedi di Colle San Donato il panorama cambia di nuovo.

Improvvisamente mi ritrovo catapultata in un una città diversa: case basse, spesso in costruzione, non ultimate; strade un po’ sconnesse, campi incolti che fanno capolino tra un edificio e l’altro, cavalli che pascolano nei giardini…e le sorprese non sono finite.

Continuando a salire tutto cambia di nuovo.

Villette residenziali verniciate di fresco e con cagnoni aggressivi posti a guardia si susseguono una dopo l’altra; l’asfalto ricomincia a scorrere liscio sotto le ruote e tutto il degrado percepito 100 metri più in basso lascia spazio ad un quartiere residenziale, quasi fuori posto….

Ma l’illusione dura un attimo.

Dietro le case, tra le vigne, lingue di strade bianche si buttano giù dalla collina per poi risalire sull’altro versante, proprio lì a San Silvestro, ultimo baluardo del comune pescarese.

La tentazione è forte.

Tutto sommato sono in città.

E allora scendo.

Ma bastano pochi metri per rendermi conto che nel fosso tra una collina e l’altra la città è lontana. Solo canneti, boschi aggrovigliati e simpatici cani pastore che si aggirano a guardia di non si sa bene quale territorio o gregge apparentemente inesistente.

Per un attimo il fruscio dietro un cespuglio mi fa temere anche l’incontro con qualche cinghiale.

Per fortuna la stada ricompare poco dopo.

San Silvestro lontana anni luce dal frastuono della costa è una piccola oasi di pace.

Immersa nel verde, pini marittimi ai bordi delle strade, la Majella sullo sfondo, casette immerse nelle vigne…

Peccato dover deviare dopo poco per non sconfinare a Francavilla .

La discesa verso Pescara scorre veloce ma la sensazione che provo è di fastidio.

Mi rendo conto che se voglio rispettare le regole e rimanere nei confini comunali devo pedalare nel traffico, nel cemento.

E io odio pedalare nel traffico e nel cemento.

Per un attimo ripenso a tutto il giro fatto oggi.

Al fatto che non ho incontrato ciclisti.

Forse gli altri più consapevoli di me hanno deciso di lasciar perdere.

Magari si sono dati ai rulli…

Io in questo momento non lo so….

sono confusa…..

Domani affronto la spiaggia!

…e poi si vedrà!

Simona Flacco nasce a Bolzano 45 anni fa. Cresce spostandosi di città in città, prima a causa del lavoro del padre, poi per motivi di studio e di lavoro. È una persona curiosa e indomita. Si considera un’apolide e adora viaggiare. La bici la fulmina letteralmente a 40 anni e da quel momento inizia a pedalare senza più fermarsi. L’amore per la bici è trasversale: bici da corsa, mountain-bike, fat-bike. Nel 2020 inizia l’avventura in bike-packing e si innamora di questa modalità di viaggio. Quando non padala scrive (ovviamente di bici) e gestisce un B&B a Pescara, ma il suo sogno è diventare una cicloviaggiatrice di professione!
Il suo blog è all’indirizzo http://unarossaapedali.com/

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