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Muoversi in città sulle due ruote: le piste ciclabili da sole non bastano

Legambiente fa la radiografia dell’Italia in bicicletta. La ciclabilità delle grandi città resta bloccata a livelli di 10 anni fa. Reggio Emilia e Lodi le più virtuose. In Italia aumentano i chilometri di piste ciclabili ma non i ciclisti. E quando si parla di mobilità dolce (cioè meno auto e più biciclette) le amministrazioni locali continuano a fare orecchio da mercante. Nel suo rapporto “l’a-Bici”, Legambiente ha fatto la radiografia alle due ruote in Italia e le conclusioni sono piuttosto chiare: gli enti locali possono fare molto di più per migliorare la vivibilità delle nostre città.

Certo, come sempre non mancano i buoni esempi, che in questo caso si concentrano soprattutto in Emilia Romagna. Modena è la città con più chilometri di piste ciclabili in termini assoluti, mentre Reggio Emilia ha l’indice di ciclabilità più alto d’Italia. Un indicatore, questo, molto importante perché tiene conto di diversi fattori come la lunghezza e le tipologie di piste dedicate alle bici, l’estensione delle aree pedonali e delle aree con limite di velocità fissato a 30 chilometri orari. Ne esce molto bene anche Padova con i suoi 140 mila spostamenti quotidiani in bicicletta. In generale, Legambiente ha promosso molte città del nord e soprattutto della pianura Padana: Lodi, Mantova, Cremona, Forlì, Ravenna, Ferrara, Piacenza e tante altre. La prima città del sud è Lecce, al 16° nella graduatoria della ciclabilità. Per trovarne un’altra bisogna scendere fino alla posizione 37: c’è Oristano.

Le cifre. I dati raccolti da Legambiente possono essere letti in due modi. Leggendo i numeri relativi ai chilometri di piste ciclabili, l’Italia sta procedendo a grandi passi verso gli altri paesi europei di tradizione ciclistica. Nel 2009, in tutto lo stivale si sono contati 3227 chilometri percorribili in bicicletta, 730 in più rispetto a due anni prima. Dando un’occhiata all’indice di ciclabilità, che misura la reale possibilità di utilizzare i chilometri di piste disponibili, il quadro si fa più complesso. Torino è seconda in Italia per estensione di piste ciclabili (175 chilometri), ma nell’altra classifica si trova al 42° posto con appena 6,77 metri ciclabili a persona. Per farsi un’idea, la prima della classe Reggio Emilia ne somma quasi 35. Il divario tra quantità e qualità è ancora più evidente a Roma, che è la settima città con più chilometri di piste ciclabili. Un’abbondanza piuttosto infruttuosa, visto che nella capitale il problema è prendere la bici senza rischiare di essere investiti da un’automobile. Non sorprende quindi il 66° posto nella graduatoria della ciclabilità con 2,50 metri per abitante. Male anche Firenze così come Ancona e Genova che però hanno la scusante dei saliscendi poco invitanti per una pedalata in relax. Milano è addirittura al 72° posto, ma in compenso può contare su un servizio di bike sharing molto efficiente e i risultati si vedono, perché negli ultimi 10 anni i cittadini-ciclisti meneghini sono quadruplicati.

Le proposte per il futuro. Ed ecco spiegato perché, nonostante in Italia percorsi percorribili in bicicletta siano aumentati, la percentuale degli spostamenti urbani in bicicletta è la stessa da 10 anni. Inchiodata al 3,8%. Secondo Legambiente in molte, ancora troppe città ci si è limitati a stendere chilometri di piste ciclabili senza predisporre però una serie di interventi mirati, per rendere quelle piste un po’ più semplici da percorrere. L’associazione ambientalista ha proposto agli enti locali di aumentare le zone a traffico limitato e quelle ciclopedonali, così come di estendere le aree a circolazione lenta (con limite di velocità a 30 chilometri orari) e aprirsi al concetto di intermodalità, cioè la possibilità, per un ciclista, di smontare dalla sella in corrispondenza di una fermata della metro o di lasciare l’auto in un parcheggio alle porte della città e continuare il percorso a colpi di pedale.

Tratto da

Kataweb, Soluzioni quotidiane

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