Pescara, al bivio della mobilità sostenibile, potrebbe non prendere la direzione giusta – Il 20 marzo scorso, presso la sede del Ministero dell’ambiente di Roma, si è svolto il primo tavolo tecnico sullo: “Sviluppo di modelli e strumenti per la gestione della mobilità urbana sostenibile”, predisposto nell’ambito del progetto CREIAMO PA, ovvero: “Competenze e reti per l’integrazione ambientale e per il miglioramento dell’organizzazione della pubblica amministrazione”, progetto curato da SOGESID, una società partecipata del Ministero dell’Ambiente, e che gode di un finanziamento europeo per le annualità dal 2014 e 2020.
In quell’occasione, attraverso il proprio Dipartimento valutazione controllo e sostenibilità ambientale, l’ISPRA ha anticipato i risultati del più recente rapporto sullo Stato dell’Ambiente, con particolare attenzione ai temi della mobilità.
Il rapporto evidenzia che il traffico veicolare e il riscaldamento domestico rappresentano le principali sorgenti responsabili in città delle emissioni di particolato primario e dei precursori del particolato secondario. In particolare sottolinea che le emissioni del traffico su strada rappresentano in media dal 27 ad oltre il 50% dell’emissione di pm10.
Sono invece tutte a carico dei trasporti stradali le emissioni di ossidi di azoto, NOx, che costituiscono anche i precursori del pm10 secondario.
A dir poco drammatico è il quadro della domanda in trasporto pubblico locale dal 2011 al 2015 nei comuni capoluogo di provincia in cui si è verificato un decremento del 14%, così come altrettanto decrescente, di circa il 13%, è la disponibilità dei mezzi pubblici.
Veramente impressionante la slide che mostra l’evoluzione del numero dei veicoli in Italia in un range temporale che va dal 1921 fino al 2005, in cui la presenza dell’automobile è assolutamente predominante.
Cosa dovrebbe fare quindi un’amministrazione locale, per contrastare questo andamento? Non certamente incrementare il traffico automobilistico, sembra ovvio, dietro cui si cela la catastrofica zavorra dei parcheggi, con l’occupazione perenne di tutti gli spazi urbani.
Ma quanto meno puntare a soluzioni alternative di mobilità, a partire dall’attivazione di tutti quei sistemi che, nell’ambito del trasporto urbano, modifichino le abitudini e che facciano ad esempio capo, per quanto riguarda gli spostamenti casa lavoro, al mobility management, le cui politiche potrebbero essere avviate da subito, non comportando interventi infrastrutturali.
Da questo punto di vista, una amministrazione lungimirante potrebbe fare qualche ragionamento di prospettiva, visto che sono in fase di redazione il PUMS e il PGTU, e puntare assolutamente sul trasporto collettivo di massa, nonché dare più spazio possibile al più strategico strumento di mobilità per le percorrenze minori, alcuni km, che sono quelle tipiche del contesto urbano, e cioè alla bicicletta, con percorsi dedicati e una robusta campagna di promozione e sensibilizzazione.
Il Comune di Pescara si muove all’interno del campo della mobilità nuova, sostenibile, con posizioni in chiaro scuro: da una parte testimoniate dalla realizzazione e inaugurazione di piste ciclabili, che dovrebbero cmq quanto prima entrare a far parte di una rete, dall’altra invece restituendo spazio al libero traffico automobilistico in pieno centro, con il rischio di riportare la città indietro in un’epoca, quelle delle soglie di inquinamento e di congestione da traffico, da cui invece sarebbe opportuno allontanarsi quanto prima.
A tal proposito avremmo interesse a conoscere il decalogo annunciato dall’assessorato all’ambiente che sarebbe stato predisposto, insieme all’ARTA e al CETEMPS, per contrastare l’inquinamento atmosferico, ed in particolare la sorte dell’associazione dei comuni, ben 7, che sarebbe dovuta sorgere per intraprendere congiuntamente misure strategiche in tema di mobilità sostenibile nell’area vasta.