A cura di Alessandro Vitale
PESCARA – E’ stato un anno denso ed emozionante quello della ciclabilità organizzata a Pescara, il 2012 si chiude con delle notizie positive ma molte ombre ancora rendono le strade pescaresi, e dell’intera area metropolitana, poco amiche dei ciclisti urbani. Pare che la GTM si sia decisa a considerare seriamente l’opzione del trasporto bici sui bus per favorire l’intermodalità, un nome arcano per dire che è possibile usare diversi mezzi di trasporto per rendere più efficienti e ecologici gli spostamenti di persone e cose. E se ciò si concretizzerà, chi orbita nelle zone collinari non avrà più nessuna scusa per non usare la bici in alternativa all’auto.
Nuove piste ciclabili hanno visto la luce, e impegni sono stati presi dall’Amministrazione Comunale di Pescara per portarne a termine altre entro l’estate 2013. E allora tutti al mare in bicicletta! Se quasi l’intera fascia rivierasca di Pescara sarà su percorso ciclabile protetto e i sostenitori del progetto di Ciclovia Adriatica plaudono (resta tuttavia da risolvere la situazione della riviera sud nel collegamento Pescara- Francavilla), moltissimo resta da fare in alcune aree centrali e soprattutto periferiche. Laddove non sia tecnicamente o politicamente e culturalmente ancora troppo rischioso prevedere una pista ciclabile, molto si può fare sul fronte degli interventi della moderazione del traffico, attraverso la predisposizione di Zone 30, restringimenti della carreggiata, dissuasori del traffico, e ancor più sul lato della sensibilizzazione, affinché la strada e le vie urbane vengano percepite come uno spazio condiviso, prima di tutto da persone, che in diverse situazioni diventano pedoni, ciclisti, automobilisti, etc…E’ in gioco l’incolumità e la vita stessa degli utenti della strada.
Ma nell’agenda politica pescarese segnata dall’annoso problema delle emissioni inquinanti del cementificio, dall’intricata questione del filobus e dalle casse di Pescara Parcheggi, il disegno di una strategia coerente della ciclabilità a Pescara purtroppo langue. Troppi sono i pretesti burocratici, assenti sono gli strumenti pianificatori di medio-lungo periodo necessari a questo scopo, scarso il dialogo e la visione comune tra Pescara che dovrebbe essere capofila su questo tema, e le amministrazioni dei comuni limitrofi, alle prese con i loro problemi da piccolo paese, lontani dalla realtà metropolitana nella quale sono invece inseriti a pieno titolo. Stenta a decollare, in una città con i più alti tassi di densità veicolare (numero di vetture/Kmq, secondo il Rapporto Euromobility 2012) la cultura politica e civica che vede l’usare la bici, i piedi e incrementare l’offerta di mezzi pubblici come una strategia vincente per una città che vuole liberarsi di cliché e abitudini da commedia all’italiana degli anni ‘80, e proiettarsi in una dimensione europea, che ponga la sostenibilità economica, sociale e ambientale al centro delle politiche pubbliche cittadine. Alcuni diranno ma in tempo di crisi non ce lo possiamo permettere. Bé il futuro è di chi ha il coraggio di osare, nella direzione giusta. Non servono necessariamente ingenti risorse, ma molto coraggio per resistere alle tentazioni di interessi particolaristici e istinti conservatori, e usare quelle risorse scarse verso iniziative che, sul medio periodo, permettono di risparmiare i costi sulla spesa sanitaria, rendere la città più vivibile e quindi capace di liberare energie positive, e anche generare nuove economie locali. Infatti non mancano gli studi (ultimo uno pubblicato dall’Università dell’Oregon) e esperienze di successo, che testimoniano che una città a misura di bici, dove le persone sono protagoniste dello spazio cittadino e non le auto, comprano di più e più spesso nei negozi del quartiere, piuttosto che affollare centri commerciali dove l’offerta di parcheggi è ampia, ma si perdono tempo, soldi e pazienza imbottigliati in coda per arrivarci. Ma ciò non si può realizzare se andare in bici l’inverno è considerato sport estremo, o appena si annuncia la limitazione del traffico in una strada, o la dislocazione di una manciata di posti auto, montano proteste e cori di indignazione. Insomma, ciascuno faccia la sua parte, non si possono sempre biasimare le amministrazioni locali.
Nel 2012 si sono vendute più bici che auto, usare la bicicletta non è più legata a quell’immagine cinematografica da “ladro” (benché i furti costituiscano un serio problema anche a Pescara), e molte nuove persone si sono avvicinate oltre che all’utilizzo della bici anche al cicloattivismo, basti pensare alla capacità di mobilitazione del movimento #Salvaiciclisti, convinti che costruire una città a misura di bici sia una scelta politica, e una responsabilità condivisa. Pedalare è una condizione necessaria ma non sufficiente per rendere le nostre città più umane. Rimaniamo fiduciosi che il 2013 porti sempre più persone a superare certe resistenze culturali, e la politica e le istituzioni più qualificate e recettive, per promuovere un cambiamento positivo anche nel modo in cui ci muoviamo ogni giorno e ci relazioniamo nella nostra città piena di potenzialità.