Abbiamo scritto una lettera agli amministratori comunali, assessori e tecnici, per evidenziare lo stato di abbandono della pista ciclabile realizzata circa cinque anni fa lungo la strada pendolo, soprattutto in vista del presunto completamento dell’arteria stradale nel tratto verso San Donato.
Egregi signori, non sappiamo quante volte abbiamo parlato di questo tratto di strada. Sicuramente l’abbiamo fatto in relazione alla criticità di attraversamento ciclopedonale del ponte delle Libertà, su cui abbiamo speso più di una riflessione, senza poter vedere ad oggi, neanche progettualmente, alcuna soluzione che possa soddisfare le esigenze dell’utenza vulnerabile, compreso bambini e genitori con il passeggino, costretta ancora ad attraversare questo asse stradale con grandi difficoltà e rischio.
Ma ciò di cui vogliamo occuparci in questa nota è la cosiddetta “ strada pendolo“, cioè l’asse stradale che parte proprio dal ponte delle Libertà e giunge fino alla Tiburtina.
Crediamo sia sfuggito a molti, ma lungo il lato monte di questa strada a 4 corsie, larga ben 14 m, è stata realizzata una pista ciclabile bidirezionale di solo 2,5 m, potremmo dire mai entrata in funzione e che da tempo versa in condizioni decisamente critiche, sia per il disfacimento del fondo che, e forse proprio per questo motivo, per il transito e il parcheggio perenne di auto.
Abbiamo più di una volta evidenziato il problema, includendo per più anni il percorso all’interno del Tour dei Ponti.
Tutto, a nostro avviso, a causa di una idea progettuale del tracciato ciclabile concettualmente e funzionalmente sbagliato, che non invoglia alcun ciclista ad utilizzarlo, anche e soprattutto per le frequenti interruzioni agli all’incroci con le altre strade (via Sacco, Via Tavo, rimessa TUA).
Questo è il nocciolo della questione, che dovrebbe indurre ad una profonda riflessione, soprattutto nella progettazione del completamento del tracciato in direzione sud (l’opera ci pare finanziata con i fondi della riqualificazione delle periferie e comunque inserita nel programma strategico per il governo del territorio, come ci è stato illustrato in un incontro non recente).
Ben noto è il contesto in cui l’opera è attualmente inserita: area periferica densamente popolata (aggiungiamo a rischio di degrado) che sarà collegata con quella cosiddetta di San Donato. E il degrado di cui abbiamo fatto cenno può essere ricondotto anche all’anonimo asse stradale che l’attraversa, la cui ampia sezione divide invece che unire, allontana invece che avvicinare, e in cui il tracciato ciclabile scompare.
Siamo dell’avviso che questa strada debba essere ripensata in senso soprattutto sociale prima ancora che funzionale, e che questo secondo e nuovo riferimento progettuale, comunque necessario, debba essere ricondotto al primo.
Intendiamo dire che per consentire alla strada di essere funzione dei cittadini e del quartiere attraversato, e non l’inverso, è necessario ridurre le sezioni e portare la pista ciclabile dentro la corsia, anzi, le corsie, perché il “tracciato deve essere presente in entrambi i lati in modo mono direzionale”. Mantenendo la coerenza funzionale anche alle rotatorie, dove ad oggi non esiste nulla.
La doppia corsia di 7 metri diventerebbe di 5 metri, più che sufficienti per ogni singolo senso di marcia, anche per il basso traffico automobilistico esistente, e su cui si ricorda che il limite di velocità è di 50 km/h (limite che, proprio per le generose dimensioni della carreggiata, viene tranquillamente superato).
La pista ciclabile, mono direzionale, occuperebbe i restanti due metri e sarebbe nettamente più fruibile di oggi oltre che più sicura, soprattutto agli attraversamenti, garantendo una soddisfacente visibilità reciproca con gli automobilisti.
Chiediamo che questo debba essere il criterio con cui rivedere le vecchie e progettare le sezioni del nuovo tracciato, in modo da avere una strada che guardi al futuro dello sviluppo della mobilità nuova e sostenibile in città, che abbiamo inteso essere, nella nuova pianificazione urbana, sempre meno automobilistica e più incardinata sul trasporto rapido (e aggiungiamo noi frequente) di massa e sull’uso massiccio delle biciclette.
A tale proposito riteniamo opportuno che l’amministrazione predisponga un tavolo di confronto su quanto illustrato, magari pubblico, per poter prendere visione del progetto e per poter meglio esporre al riguardo le proprie ragione e le proprie proposte.