PESCARA – Che questa Amministrazione comunale stia lavorando sul fronte della mobilità sostenibile è innegabile: con risorse che arrivano dal proprio bilancio, con voci di capitoli comunque non sempre particolarmente ricchi, ma soprattutto con fondi esterni, che vengono da bandi su cui bisogna lavorare per vincerli, ma che più spesso sono di riparto, cioè assegnati dallo Stato con criteri a volte dimensionali e altri premiali. Ma anche in questo caso bisogna essere pronti per prenderli. E gli uffici hanno lavorato sodo al fine di intercettarli.

Ma un certo corso amministrativo gestionale dedicato alla mobilità nuova esisteva già oltre 10 anni fa e, dopo alti e bassi, ora sta vivendo un periodo più euforico, sicuramente dovuto ai tanti progetti ministeriali rimasti sopiti nel tempo e che oggi hanno trovato nuova linfa, anche grazie ad una rinnovata consapevolezza ambientale, a tratti imposta dagli eventi.

A Pescara alcune cose importanti sono accadute e stanno accadendo. Nella prima, e unica purtroppo, edizione degli Stati Generali della Mobilità Urbana del 2017 molti temi erano stato anticipati, a partire dallo sharing e dalle app che oggi lo governano, come anche le misure di possibile moderazione del traffico e di sostegno alla mobilità attiva. Non meno ricco cominciò a essere, all’epoca, il piatto della pianificazione, con il primi PUMS, PGTU e bozze di Biciplan.

Ora, anche grazie alle opportunità colte e ad una sana logica di continuità delle buone iniziative intraprese, siamo già alle prime revisioni e in procinto di avere  strumenti normativi ancora più moderni (piani dei tempi, della logistica, analisi di monitoraggio e feedback, e altro ancora). Siamo anche di fronte ad un incremento delle infrastrutture viarie ciclistiche e di servizi di supporto distribuiti sul territorio (come ciclofficine, stalli, smart station di ricarica) e all’avvio di azioni concrete di mobilità alternativa, come le esperienze di pedibus testimoniano, e altre di rinnovamento delle politiche dei parcheggi, ovviamente molto discusse e criticate ma a nostro avviso necessarie.

Possiamo dire che ciò che auspichiamo da tempo si stia realizzando? Certo, anche se con chiari e scuri, dovuti forse ad una mancanza di confidenza pianificatoria, che rimanda ancora da una logica di trasporti più che di mobilità. Poco si vede, ad esempio, sul fronte delle politiche di mobility management, con figure di mobility manager ad oggi non attive e con una produzione di piani spostamenti casa lavoro a regime scarsa; come poco si vede di innovativo nel settore “uffici dedicati”, sia alla pianificazione ordinaria che al controllo, men che meno alla promozione. Sofferente il comparto manutentivo delle infrastrutture ciclabili, sulla cui logica realizzativa ci farebbe in ogni caso molto piacere discutere.

Implementare lo sharing, di monopattini, bici e moto, va sicuramente bene, ma sembra quasi infilare vasi di coccio tra vasi di ferro: sono recipienti che devono viaggiare separati, altrimenti i primi si romperanno spesso, sempre con la grande speranza comunque che i nuovi vettori soppianteranno massicciamente i vecchi.

I tempi dei cambiamenti climatici corrono veloci, e non abbiamo modo di chiedere che rallentino, se non rallentando noi stessi, cambiando drasticamente il nostro modo di vivere la città. A partire dalla mobilità.