Alla c.a.
Carlo Masci, Sindaco
Luigi Albore Mascia, Assessore alla mobilità
Gruppi Consiliari
e p.c. Organi di informazione
Nelle foto la corsia ciclabile in via D’Avalos, lato monte, o meglio lato stadio.
Su tutta la lunghezza, da Via Pepe fino all’Aurum, la corsia è stata curiosamente realizzata in minima parte in strada ma per la maggior parte del tracciato sul marciapiede, per lasciare più spazio ai parcheggi.
Una scelta non condivisibile, ovviamente, che declassa la mobilità ciclistica a scelta marginale di basso livello e quindi non nobile né degna di riguardo e attenzione.
Tra l’altro non si capisce quale domanda debba soddisfare lo spazio dedicato ai parcheggi, visto che su questa strada non si svolgono attività. Le uniche sono l’effettuazione periodica del tampone sanitario per il controlli del contagio da corona virus, e soprattutto l’attività sportiva di ragazze e ragazzi che frequentano lo stadio.
In concomitanza con l’ingresso e l’uscita lo spazio parcheggi consentito più vicino viene subito saturato, mentre rimane mezzo vuoto quello più lontano (si fa per dire) della vicinissima via Elettra. Infatti c’è chi preferisce parcheggiare sulla corsia ciclabile piuttosto che 50 metri più in là.
E la motivazione è quella di sempre: 30 secondi, un minuto, faccio subito! Solo che sfugge che questo tempo non è solo di un automobilista, ma di tanti, per cui a cadenze orarie la corsia viene occupata per una buona parte della sua lunghezza. Tanto che le due ruote sono costrette a passare più in là.
Cosa fare, quindi? Al di là di rivedere la pessima localizzare della corsia ciclabile sul marciapiede, suggeriamo un percorso partecipativo attraverso un banale questionario che il mobility manager del comune potrebbe sottoporre ai genitori dei ragazzi e delle ragazze che frequentano lo stadio per conoscere le motivazioni e le esigenze dei loro spostamenti, informandoli nel contempo sulla corretta modalità di fruizione della strada. Magari ne esce fuori un piano spostamenti casa-stadio che potrebbe anche cambiare il modo di fruire di questo luogo.
La stessa procedura potrebbe essere adottata in tante altre situazioni (nelle scuole, ad esempio) dove forse si scoprirebbe che è solo una minoranza a spostarsi in auto pur creando il disagio maggiore per via delle dimensioni del mezzo di trasporto.
Non crediamo sia complicato svolgere queste piccole ma strategiche attività di ricognizione e sarebbe facile farle rientrare nelle normali procedure pianificatorie amministrative, qualora il comune avesse un ufficio preposto, come anche politiche di mobility management attive.