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Allarme smog? La bici e il trasporto collettivo sono la soluzione

A cura di Laura Di Russo, Presidente FIAB Pescarabici

Ogni mattina mi reco in bici al lavoro. Tutti i giorni, ad esclusione di giornate particolarmente brutte e fredde, o quando piove forte. Su 365 giorni, almeno 300 volte all’anno, al mattino, slego la bici dall’albero cui la lascio legata e libero il mio mezzo di trasporto preferito in città.

Non sono l’unica a farlo. Noi di FIAB Pescarabici, attraverso un conteggio “manuale” che effettuiamo con i nostri volontari una volta l’anno in una decina di punti della città, abbiamo constatato che, in media, almeno 3.500 persone si spostano la mattina tra le 7,30 e le 9,30 per recarsi a scuola o al lavoro. Una cifra costante da circa 6 anni, che oscilla a seconda delle condizioni metereologi che ma che non aumenta, a dimostrazione che il numero dei ciclisti urbani non riesce a decollare, malgrado la conformazione della città sia adatta all’utilizzo della bicicletta.

Da un sondaggio effettuato da Pescarabici del 2012, era emerso come i ciclisti pescaresi intervistati avrebbero usato di più la bicicletta se ci fossero state più piste ciclabili, se il traffico fosse stato meno pericoloso, il fondo stradale più idoneo, e se il rischio di non ritrovare la bicicletta fosse stato in qualche modo contrastato dalle forze dell’ordine e dalla realizzazione di cicloparcheggi sicuri.

Siamo partiti da qui, noi dell’associazione, per interrogarci sul futuro sostenibile di questa città ed avanzare una serie di richieste all’amministrazione comunale. La realizzazione di una rete di piste e corsie ciclabili, ed in generale l’incremento significativo della componente modale (modal share) del traffico ciclistico devono rappresentare, secondo noi, gli obiettivi che il Comune deve perseguire nell’immediato. Le misure “ecologiche” messe in atto a Pescara per contrastare l’emergenza smog, ovvero la diffusione sopra i limiti normativi delle polveri sottili, sono solo “pannicelli caldi”. Bisogna che l’amministrazione riesca a mettere in atto interventi permanenti in grado di cambiare in modo strutturale le modalità di spostamento nel contesto urbano. E gli interventi strutturali del nuovo scenario sono il trasporto collettivo, pubblico o privato che sia, e soprattutto gli spostamenti in bicicletta, strumento strategico per rispondere in tempi rapidi e diffusi, e immediatamente praticabili, alla necessità di ridurre subito le emissioni di inquinanti e di CO2.

unnamedPer questo, oltre alla realizzazione di nuove piste, corsie e percorsi ciclabili in città, chiediamo all’Amministrazione comunale l’avvio immediato di alcune misure di promozione e di incentivo all’uso della bicicletta, come:

  • il rafforzamento della struttura degli apparati interni comunali dedicati alla mobilità;
  • la redazione del BICIPLAN (piano urbano della mobilità ciclistica)
  • la costituzione di un ufficio bici per la progettazione e l’implementazione delle piste e corsie ciclabili per il loro monitoraggio e la loro manutenzione;
  • il sostegno di progetti come Bicibus e Pedibus per gli alunni delle scuole elementari e medie;
  • la previsione di incentivi economici per chi si reca al lavoro in bicicletta;
  • la definizione di fondi strutturali dedicati alla mobilità sostenibile;
  • l’attuazione di un piano di deterrenza al furto bici, già approvato in consiglio;
  • la realizzazione di ciclo stazioni e l’implementazione di stalli per le bici;
  • una intensa attività di promozione della mobilità ciclistica;
  • un arredo adeguato per la viabilità ciclistica;,
  • la realizzazione di indagini di mercato sul gradimento dell’uso della bici;
  • l’installazioni di stazioni conta ciclisti,
  • adesioni a circuiti nazionali/europei nella formula di gemellaggi, scambi di esperienze, ecc..

Di queste  possibili azioni strutturali qualcosa è già partito, come abbiamo visto in questi ultimi mesi: la realizzazione della pista ciclabile su via Regina Margherita e la prossima ricongiunzione a via Muzii, dove stanno per partire i lavori della nuova pista ciclabile che unirà la strada parco alla rotatoria all’incrocio con via R. Margherita, sono un primo significativo tratto dell’auspicata “ciclopolitana” di Pescara, che, come già accaduto a Pesaro, potrebbe davvero sovvertire la componente modale del traffico a vantaggio delle biciclette. La nomina del mobility manager, che dovrà provvedere a misure alternative all’uso dell’auto nei piani dell’amministrazione comunale, è un buon auspicio. La prossima realizzazione del Piano Urbano del Traffico, strumento preparatorio del Biciplan, che regolerà i percorsi delle bici, dovrebbe sortire qualche effetto ai fini della pianificazione delle future piste ciclabile. Piste che in effetti sono poche, interrotte, e mancanti proprio nei tratti più utilizzati nei percorsi casa-lavoro. Per es. il percorso che va verso l’ospedale civile, molto frequentato anche per la vicinanza agli uffici pubblici di via Passolanciano, è tragicamente sottovalutato. Ancora oggi via Aremogna, unica strada di passaggio da via Ferrari alla zona ospedale non prevede corsie ciclabili, ma solo parcheggi di auto su entrambi lati, creando situazione di grosso pericolo per le bici (che la percorrono anche contromano, essendo, appunto, l’unica via di collegamento).

Le grandi rotatorie stile “raccordo autostradale” come quella di piazza Unione, sono un attentato continua alla tutela dei pedoni e dei ciclisti.

Maggiori investimenti su infrastrutture e servizi per la mobilità ciclistica potrebbero aumentare considerevolmente l’uso del mezzo e, magari, politiche di intermodalità tra bici e mezzi pubblici, integrati in un unico sistema di Trasporto Pubblico Locale potrebbero incentivare ancor più gli italiani a lasciare in garage l’auto (o a non comprarla proprio) e ad utilizzare bicicletta, bus, tram e treni, per recarsi a lavoro, a scuola, a fare spesa e andare in vacanza.

 

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