COMUNICATO STAMPA – FIAB
La notizia dei sette morti provocati da un automobilista, lanciato a tutta velocità durante un sorpasso su una strada statale in Calabria, riporta alla luce la necessità di un giro di vite sulla sicurezza stradale. Purtroppo tale episodio, pur nella sua eclatante drammaticità, non è il primo e allunga un elenco di vite spezzate sulle strade italiane.
Non può essere considerato “incidente” il comportamento di sconsiderati che, ubriati e/o drogati, si mettono alla guida di un mezzo meccanico con la consapevolezza di poter essere artefici di tragedie quali quella calabrese. Le nostre strade sono tra le meno sicure e controllate di Europa. Comportamenti come quelli che hanno dato luogo alla tragedia di Lamezia Terame denotano un atteggiamento criminale da parte di chi, armato del veicolo di cui è conducente, si dimostra spregiudicato e indifferente al rispetto di ogni regola sulla strada. A qualsiasi costo. E spesso facendola franca. Protetti e isolati all’interno degli abitacoli di autoveicoli sempre più sofisticati, subiamo evidentemente una vera trasformazione psichica che spazza via. Se spesso si afferma che il veicolo a motore è un’arma e che la patente equivale a un porto d’armi, poi occorre anche essere conseguenti. Altrimenti si parte da premesse corrette per arrivare a conclusioni sbagliate. La strage di Lamezia Terme configura a nostro parere un omicidio (plurimo) che non può rientrare nella categoria della colpa, cioè nella semplice inosservanza di leggi o regolamenti, bensì in quello del dolo, dunque della volontarietà, anche se solo nella forma del cosidetto “dolo eventuale”, nota in dottrina e in giurisprudenza. L’Unione Europea ha fissato tempo fa un obiettivo molto ambizioso in fatto di sicurezza stradale: ridurre entro il 2010 del 50% il numero delle vittime. Recentemente sono stati pubblicati i dati ACI-ISTAT 2009. A livello complessivo si osserva una riduzione delle vittime ma se si analizzano meglio i valori, si nota che la riduzione di mortalità è riferita solo agli automobilisti, in minima parte ai motociclisti, mentre per pedoni e ciclisti il numero di morti è costante. Se dunque analizziamo questo dato confrontandolo con l’incidentalità in ambito urbano constatiamo che un morto su due in città è un pedone o un ciclista. Conteggiando anche i motociclisti, risulta che l’83% dei morti in città è da ascrivere all’utenza debole. Se ne deduce che senza interventi per tale segmento fondamentale della mobilità non si fa nessuna politica di sicurezza. Nel partecipare al cordoglio dei familiari delle vittime, il CCiclAT – Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano chiede, a tutti gli organismi competenti, che la sicurezza stradale entri finalmente tra le priorità dell’agenda politica, sia su scala nazionale che locale. In particolar modo Regione, Province e Comuni potrebbero attivarsi, si da subito, per attuare politiche incentrate sulla sicurezza delle categorie più deboli.
Per approfondimenti, con dati e statistiche si rimanda al breve studio di Edoardo Galatola, Responsabile Sicurezza FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta): http://www.fiab-onlus.it/download/incidente_8morti.pdf
CCiclAT – Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano – www.abruzzoinbici.it