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L’Abruzzo che verrà, dovrà venire … in bici!

Volentieri ospitiamo una riflessione di fine anno di Giancarlo Odoardi, segretario tesoriere dell’Associazione ma qui in veste di Coordinatore interregionale FIAB Abruzzo e Molise

L’Abruzzo che verrà, dovrà venire … in bici!
Riflessioni e auspici in coda al 2016, aspettando il 2017

Per quanto sta accadendo nella nostra Regione, tra progetti, attività ed eventi previsti, il 2017 potrebbe diventare per l’Abruzzo l’anno della bicicletta.

Lo affermano in primis coloro che stanno lavorando per ospitare il Giro d’Italia, un evento sportivo dalle forti emozioni che quest’anno giunge alla sua centesima edizione e che, come sempre, non si esaurisce con il passaggio della “carovana”. A questo si aggiunge il “Trofeo Matteotti” di Pescara e dintorni, che per i suoi 70 anni si candida ad ospitare il Campionato Italiano. Roba sportiva, sicuramente, ma su cui le istituzioni, e non solo, stanno investendo parecchie risorse, umane, economiche e di immagine.

Di immagine, già, perché in parecchi, a partire dalla Regione Abruzzo, su questo fronte stanno dispiegando le vele, soprattutto quelle del cicloturismo e quindi del turismo in generale.

Bike to Coast, la ciclabile costiera, nel 2017 vedrà tanti altri tratti aperti alle due ruote; quello denominato “Via verde della Costa dei Trabocchi”, grazie al lavoro della Provincia teatina e del prezioso e convinto contributo della Camera di Commercio di Chieti, sta cominciando già da oggi, prim’ancora di esistere, a contornarsi di eventi collaterali, come studi e corsi di formazione per il cicloturismo che verrà.

Così anche gli assi perpendicolari fluviali: il famoso “pettine” comincerà a prendere forma grazie ad un cospicuo finanziamento di 60 ml di € previsti nel Masterplan regionale.

E qua e là, a macchia e al di fuori delle richiamate direttrici, come ad esempio nei contesti urbani, si percepisce un dinamismo ciclabile nuovo che mai si era riscontrato in precedenza.

FIAB, la Federazione Italiana Amici della Bicicletta, da quasi trent’anni impegnata su questo fronte, comincia ora a vedere i frutti di un ostinato lavoro. Grazie anche alla sua diffusa rete territoriale associativa, che vede l’Abruzzo presente e in crescita, sostiene con tutte le forze questo processo, ponendo pur tuttavia in evidenza le molte criticità che ancora restano e le enormi opportunità tutte ancora da cogliere.

Dopo il passaggio di settembre della Bicistaffetta lungo il litorale abruzzese che ha portato alla sottoscrizione del protocollo di intesa “FIAB – Regioni Adriatiche” per portare la Ciclovia Adriatica BI6, e quindi Bike to coast, dentro la rete europea Eurovelo, una nostra robusta rappresentanza viene ora richiesta dentro commissioni e tavoli regionali, insieme alle Università e alle Province, per ragionare congiuntamente del futuro cicloturistico dei nostri territori.

Da questo punto di vista, nuove dorsali cicloviarie si profilano all’orizzonte, sia per i potenziali “transiti interni”, come quelli sull’asse nord-sud (intercettando la ciclovia di Bicitalia numero 11 dell’Appennino) e su quello est-ovest (istituendo un nuovo tracciato di Bicitalia lungo la Tiburtina tra Pescara e Roma), su cui in primis quelli di FIAB Bicincontriamoci di Sulmona, ma anche Fiab Pescarabici e FIAB Giulianova stanno assiduamente lavorando.

Come ci ricorda Raffaele Di Marcello, attento osservatore e referente della sezione di Teramo di FIAB Giulianova, il Comitato delle Regioni (CdR) dell’Unione Europea, in occasione della 119^ sessione plenaria dell’ottobre scorso, ha adottato il parere su: “Una tabella di marcia dell’UE per la ciclabilità”, invitando la Commissione europea a sviluppare una vera e propria strategia per affrontare la crescente richiesta di un’azione coordinata a livello UE, per consentire di sfruttare i comprovati vantaggi della ciclabilità sotto il profilo ambientale, sanitario ed economico.

Tra questi: il raddoppio della mobilità ciclistica negli Stati membri dell’Unione nel corso dei prossimi 10 anni, la definizione di nuovi criteri minimi di qualità delle infrastrutture ciclistiche per i progetti pertinenti cofinanziati con i fondi dell’UE, l’adozione da parte delle autorità nazionali, regionali e locali di misure per rallentare il traffico veicolare, con l’introduzione, come regola generale, di strade con limite di 30 km orari nelle aree urbane e attrezzate con piste ciclabili, l’inserimento dell’uso della bicicletta nella revisione dei criteri per gli appalti pubblici verdi dell’UE nel settore dei trasporti, ecc.

Chiarissimo, tra l’altro, è il nuovo rapporto di ECF (European Cyclists’ Federation) sui benefici economici della bicicletta, da poco presentato a Bruxelles. Ogni anno la mobilità ciclistica nei 28 paesi dell’Unione Europea vale benefici economici pari a 513 miliardi di Euro, cioè 1.000,00 euro per ogni cittadino. Aggiungono da FIAB nazionale che, citando una indagine condotta dallo Studio Ambrosetti nel 2014, la sola città di Roma avrebbe oltre 3.200 posti di lavoro in più e 150 morti in meno se si raggiungesse il 25% di modal split in bicicletta (oggi fermo a qualche unità).

Richiamo solo brevemente un recente studio dell’ISTAT sulla soddisfazione dei cittadini per le condizioni di vita. Nel 2016 i problemi più diffusamente avvertiti dalle famiglie, con riferimento alla zona in cui vivono, sono stati: il rischio di criminalità (38,9%), l’inquinamento dell’aria (38,0%), il traffico (37,9%) e la difficoltà di parcheggio (37,2%). Poi anche la sporcizia nelle strade (33,0%), la difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici (32,9%) e la presenza di rumore (31,5%).

Per non parlare di un articolo di recente pubblicato sullo storico periodico dell’ACI, “L’AUTOMOBILE”, intitolato: “La bici corre più dell’auto“, in cui si evidenzia come gli spostamenti su brevi distanze con veicoli a motore siano i meno efficienti sotto il profilo dell’utilizzo di carburante e che basterebbe utilizzare la bicicletta per percorrere solo 5 km al giorno, invece che con mezzi a motore, per raggiungere il 50% degli obiettivi proposti in materia di riduzione delle emissioni legate al settore dei trasporti in Europa (si pensi agli accordi assunti a Parigi nel 2015 nell’ambito della Convention sui cambiamenti climatici). Se poi in tutto il mondo i viaggi su 2 ruote arrivassero all’11% del totale dei trasporti nel 2030 e al 14% nel 2050 si potrebbero far risparmiare alla società circa 24.000 miliardi di dollari valutando l’utilizzo di carburante, l’emissione di CO2 ed i costi diretti del mezzo di trasporto.

Tutto ciò, nel caso fosse necessario, trova conferma nel XII rapporto sulla “Qualità dell’ambiente urbano”, un tomo da poco meno di mille pagine appena pubblicato dall’Ispra che osserva la situazione ambientale del Paese analizzando in dettaglio quella dei 116 capoluoghi di provincia sparsi lungo lo Stivale.

Ecco quali sono le principali fonti d’inquinamento atmosferico da combattere: nel 2015 il 37% dei consumi energetici italiani, prima causa di tale inquinamento, è dato dagli usi civili (come il riscaldamento), il 32% dai trasporti e “solo” il 22% dall’industria. Dunque i settori su cui intervenire in primis sono trasporti e usi civili, e il contesto su cui operare prioritariamente è quello urbano.

Un anno fa è stata promulgata la Legge 221/2015 recante: “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”, che mette a disposizioni di comuni o conurbazioni con oltre 100.000 abitanti ben 35 ml di euro per iniziative di mobilità sostenibile al fine di limitare il traffico e l’inquinamento, tra cui: piste ciclabili, pedibus e bicibus, car-pooling, car-sharing, bike-sharing, ecc.

Su tanti di questi temi FIAB ha prodotto nel tempo proposte e strumenti di lavoro, tra cui, per citare l’ultimo, una guida alla realizzazione di esperienze di bicibus curate da Alessandro Tursi, di Giulianova, componente il Consiglio Nazionale di FIAB.

La nostra Legge Regionale n. 8 del 25 marzo del 2013, di quasi 4 anni fa: “Interventi per favorire lo sviluppo della mobilità ciclistica” sembra alludere a tutto questo e a tanto altro. Peccato che ad oggi, all’incipit dell’art 1: (Finalità) – La Regione Abruzzo redige il Piano regionale della mobilità ciclistica (…), e a tanto altro, stenti un po’ a seguire il resto, se non in modo occasionale e non riconducibile ad una pianificazione organica.

Non voglio dire nulla sulla presunta gratuità del biglietto per le bici sui treni locali, annunciato sui giornali e anche in convegni e conferenze all’11 di dicembre ma di cui, a sentire il personale sui treni, …. “non ci risulta”. Sarebbe una presa in giro non da poco.

Ma all’inizio di ogni anno, si sa, si esprimono sempre auspici e così si intende fare questa volta, soprattutto per la voglia di vedere il bicchiere mezzo pieno.

Ci crediamo, ci vogliamo credere e ci stiamo lavorando: il 2017 e gli anni a seguire saranno buoni per la nostra regione, per gli spiragli che intravvediamo e perchè la gente comune, certe imprese e certe istituzioni lo chiedono e se lo aspettano; sul fronte del turismo e della qualità degli ambienti urbani in molti cominciano con consapevolezza a confidare in una sola banale quanto complessa prospettiva: la sostenibilità, con dentro la conoscenza e il benessere. E le due ruote.

Per questo motivo, l’Abruzzo che verrà, dovrà intanto cominciare a venire … in bici!

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