PESCARA – Neanche un mese fa o giù di lì, intorno alle sette di sera, quindi notte, come di consuetudine tornavo a casa in bici. In procinto di prendere la pista ciclabile all’altezza delle Torri Camuzzi, tracciato perennemente al buio, se non fosse per i riflessi dell’illuminazione della rampa di accesso dell’asse attrezzato che per un po’ l’affianca, stanco di maturare contrarietà lungo le centinaia di metri di percorso, ho deciso per la prima volta di fare la strada normale (Via Aterno). Tutte le altre volte, a quell’ora, mi sono sentito come una pallottola sparata nella nera canna del fucile: vedi solo una lucina in fondo al tunnel e tra te e il bagliore finale l’incognito più profondo.
Poi succede che nell’attraversare il Ponte di Villa Fabio (Capacchietti) con le code degli occhi mi sembra di intravvedere a destra e sinistra un insolito filare di luci, proprio in corrispondenza del tracciato ciclabile. Come pensiero ultimo mi è venuto in mente che forse avevano potuto finalmente accendere l’illuminazione. La sera dopo ne ho avuto conferma.
Da quel giorno, se passate lungo la pista e ve la fate dal sottopasso della ferrovia fino alla Fater, le luci sono accese. Per tutta la notte. E lo saranno, credo, per tutto l’inverno. Non ci passa nessuno!
Sorprende un po’, ma nulla da ridire, per carità. Se non per il fatto che quella pista presenta ancora tante e troppe criticità in pieno giorno e l’illuminazione certamente non le rimuove. E’ un buon segno di attenzione, da parte dell’Ente gestore, l’aver finalmente fatto luce su quel tracciato, ma il gesto sembra veramente isolato. La pavimentazione non è mai pulita (alle biciclette serve tale), perennemente piena di ostacoli, lambita da discariche e da una vegetazione che a tratti chiude il passaggio. Recentemente, non so a opera di chi, le scarpate sono state sfalciate ma tutto il residuo di lavorazione è finito sulla pista.
Insomma, con il ponte di legno ancora chiuso, e abbandonato, l’ombra, anzi il buio gestionale su questo tracciato sovrasta ancora la luminarie, ormai festiva, che addobba questo leggero e remoto tratto di mobilità ciclistica pescarese.
Giancarlo Odoardi
Ottimo reportage su un pezzetto di vita cittadina. Non essendo di Pescara non uso frequentemente la pista in questione. Mi permetto di dire che una pistarella che parte da una zona industriale per andare a finire in una zona non proprio residenziale… mi chiedo a chi possa servire. Che il buon Giancarlo la percorra ad ogni ora, benissimo. Sembra più un pioniere che un “utente medio”.
Ciao, Ivano