Prendendo spunto dalla necessità, maturata nelle pertinenti sedi di riferimento, di rivedere l’accesso al pronto soccorso e quindi la relativa viabilità, abbiamo ritenuto di dover trasmettere una riflessione agli interlocutori in elenco.
- Comune di Pescara: Sindaco, Vicesindaco, Assessore alla mobilità, Assessore all’Ambiente, Dirigente LLPP, Mobility manager di area, Presidente commissione grandi infrastrutture
- Regione Abruzzo: Dipartimento trasporti e sicurezza stradale
- Direzione TUA e Mobility manager
- Direzione Mobility manager: Casa di Cura Pierangeli, ASL Pescara
- Presidente Società nazionale degli operatori della prevenzione (SNOP)
- Responsabile del Servizio di epidemiologia, igiene e sanità pubblica (Siesp)
OGGETTO: cabina di regia, consulta e ufficio mobilità ciclistica per il 2018
Da quanto emerso durante gli Stati Generali della Mobilità Urbana nonché da quanto diffuso dagli organi di informazione, prendiamo atto dell’intensa attività pianificatoria e progettuale che l’Amministrazione comunale sta attuando sul fronte della mobilità sostenibile ed in particolare ciclistica. Ovviamente la cosa non può che farci piacere.
Con la presente nota intendiamo fornire un contributo aggiuntivo rispetto a quanto già in atto, partendo da quegli interventi straordinari di riqualificazione viaria per cui quasi sempre viene trascurata la componente ciclo infrastrutturale. In ultimo, in ordine di tempo, l’annuncio della diversa ubicazione del pronto soccorso in una posizione più favorevole per l’accesso alle ambulanze e la conseguente sistemazione dell’incrocio tra via Fonte Romana e via Monte Faito.
Apprendiamo dei lavori dalle pagine dei quotidiani locali, come anche della progettazione che, seppur indicativa delle opere, desta in noi qualche preoccupazione. Non ne conosciamo il dettaglio, di cui ci piacerebbe prendere visione in tempo, ma la cosa che appare evidente è che si tratta di un “intervento straordinario” di sistemazione viaria; come tale deve sottostare all’art. articolo 10 della legge 366 del 1998, ripreso dal codice della strada, che prevede che in questi casi debba obbligatoriamente essere riservato uno spazio specifico alla mobilità ciclistica.
Ma la permessa fatta a questa riflessione ci impone di andare oltre l’intervento richiamato. Siamo in presenza di una zona ad alta intensità di traffico, determinato sia dal flusso del personale lavorativo che dagli utenti: migliaia di persone ogni giorno, e quindi migliaia di automobili. E di posti auto.
Crediamo di poter dire che da questo punto di vista poco si sia ad oggi ragionato sulla possibilità di ridurre il flusso automobilistico, offrendo al personale lavorativo e agli utenti una modalità diversa di accesso alle strutture. Anzi. Sì è sempre cercato di assecondare il flusso automobilistico, costruendo parcheggi a silos e sistemando gli spazi interni per ospitare più auto possibile. In più tutta l’area stradale circostante gli edifici è dedicata a parcheggi per automobili, per di più gratuiti, e ogni tentativo ci sembra proteso ad aumentare detti spazi non appena se ne riscontri la possibilità (si veda l’ex area Yale, oggi diventata parcheggio a pagamento).
Non significherà molto, anzi, ma non siamo in una zona industriale, bensì in prossimità di due strutture sanitarie in cui il tema della salute è centrale rispetto alle attività che vi vengono svolte e che rimanderebbe ad un contesto di prevenzione e di qualità dell’ambiente, a partire da quella dell’aria, a cui ci si aspetterebbe venisse riservata attenzione. Ma così non ci sembra.
A tal proposito ci sentiamo di fare alcune proposte.
Sappiamo che tutte le strutture coinvolte, sia quelle sanitarie che quella comunale, sono dotate ognuna di un mobility manager (se n’è discusso nell’ambito degli Stati Generali della Mobilità Urbana). Si potrebbe partire da questi, per chiedere l’elaborazione immediata di un “piano spostamenti casa lavoro” che consentirebbe, senza nessuna opera infrastrutturale, di modificare da subito le mobilità sistematica dei dipendenti, quella dell’ingresso e dell’uscita dal lavoro. Allo stesso modo si potrebbe chiedere di intervenire sulla mobilità degli utenti, che invece si svolge in altre fasce orarie della giornata.
Si tratta di migliaia di persone che non possono continuare ad arrivare in prossimità di queste strutture con l’automobile, soprattutto se consideriamo dipendenti e utenti che provengono da dentro la città e che quindi si spostano per brevi distanze.
Pensare di intervenire con l’interruzione del traffico nelle giornate festive per mitigare l’impatto dell’inquinamento da polveri sottili sappiamo avere poco senso, quando invece si dovrebbe porre attenzione alle situazioni quotidiane e ordinarie come quelle che si verificano nella zona in esame.
Realizzare parcheggi non fa altro che creare traffico, e non prevedere alternative a questa unica offerta di mobilità rende inevitabile l’utilizzo all’automobile.
Ma le alternative possono essere diverse. Al di là di quanto modificabile dal punto di vista delle modalità di spostamento dei dipendenti, tutto lavoro per i mobility manager (si pensi al car pooling, ad esempio, o a misure di incentivazione economica e remunerativa), non si può non considerare il fronte del trasporto pubblico e men che meno dell’uso della bicicletta.
Mentre al primo è possibile e quindi necessario ricorrere in termini di riorganizzazione dei servizi (uso di navette dedicate, ad esempio), per il secondo è difficile prescindere da interventi infrastrutturali, che prevedono corsie e piste ciclabili e stalli. Ma in numero massiccio, ovviamente, almeno quante sono le auto che fanno da anni pressione sulle strutture. Parliamo di migliaia di posti, non decine.
E dal punto di vista infrastrutturale, la prossima sistemazione viaria da prevedersi per la nuova localizzazione del pronto soccorso non può che essere una occasione imperdibile per dare testimonianza della reale volontà di cambiare direzione e di puntare dritto all’orizzonte della mobilità sostenibile. E noi diciamo e aggiungiamo “attiva”, di chi si sposta con le proprie gambe, che significa anche salute e soprattutto prevenzione, ma anche risparmio economico e promozione sociale.
In ultimo. Per tutti questi motivi, e non potendo come associazione rincorrere tutte le situazioni in cui crediamo possa essere utile e indispensabile un nostro contributo, si ritiene necessario costituire quanto prima una cabina di regia per la mobilità ciclistica congiuntamente a una consulta tra le associazioni, nonché l’organizzazione di uno specifico ufficio per la mobilità ciclistica del Comune di Pescara. Una richiesta già espressa in occasione di un consiglio comunale aperto sul Piano Urbano della mobilità sostenibile (PUMS) e che qui rinnoviamo con fermezza e determinazione.