Alla c.a.
- Carlo Masci, Sindaco
- Santilli, Vice Sindaco
- Luigi Albore Mascia, Assessore alla mobilità
- e p.c. Organi di informazione
Domenica scorsa abbiamo fatto una ricognizione su lungomare, ma nella zona sud della città, fino al confine con Francavilla. Siamo rimasti stupiti oltre misura per l’enorme numero di biciclette ancorate ad ogni supporto, fosse esso palo della luce che della segnaletica che tutore di alberi oltre che gli alberi stessi. E le poche rastrelliere erano stracolme, con bici in sovrannumero, con postazioni da 5 che ne contenevano 10.

Che le bici messe alla rinfusa, con l’occupazione di spazi non adibiti alla sosta, creino un certo senso del disordine e inducano ad intervenire per ripristinare decoro e legalità non facciamo fatica a capirlo. Ma d’altra parte va considerato che si tratta di mezzi, usati per spostarsi e non per svago, impossibili da sostituire, se non con auto o, tolto l’autobus, andando a piedi. Ma questo non è pensabile, trattandosi sopratutto di ragazzi. Ma abbiamo visto anche famiglie che hanno deciso di usare le due ruote, non perché “amanti” del mezzo, ma normali utilizzatori.
L’Amministrazione dovrebbe ringraziare queste persone per la loro scelta: diversamente il lungomare sarebbe costellato non da bici sparpagliate ma da un infermo di automobili, come anche la città da cui questi mezzi provengono e verso cui tornano dopo la lunga sosta stradale, con un danno ambientale immaginabile.
Invece assistiamo a due fatti esemplari: si aumentano i parcheggi per le auto per agevolarne l’uso, per l’accesso dei bagnanti alla spiaggia, come nel caso di quelli nei pressi della Riserva Dannunziana a sud, e a nord con l’ex Enaip e soprattutto, in modo indecoroso, con la strada parco, e si diffidano, sanzionandoli, i ciclisti dal lasciare la loro bici fuori posto, lì dove posto non c’è.
Perché, anche se lo vorremmo sapere dalla fonte ufficiale istituzionale (ma le conteremo), di rastrelliere per le bici ce ne sono veramente poche per soddisfare l’alta richiesta, soprattutto d’estate.
Allora, più che il pugno di ferro della ritorsione e della intolleranza, gradiremmo si adottasse una politica che desse ascolto alle domande più virtuose di mobilità, quella leggera e attiva delle biciclette, piuttosto che, senza alcuno studio di valutazione dei flussi, aprire nuovi varchi autyomobilistici a presunte richieste di “agevolazioni balneari”.
Si tratta di mettere in campo una politica proattiva, di orientamento di scelte in grado anche di consolidare una nuova coscienza sociale nonché ambientale, che fa perno sui concetti di qualità della vita e di benessere, di un ambiente sano e, questa volta si, certamente decoroso.
Non si tratta di avercela con gli automobilisti, vessati da non si sa quale inasprimento dei controlli quando le auto costellano ogni angolo di via, né tantomeno di andare a cercare l’ultima bici sul prato, quando spazio regolamentare per queste non ce n’è, ma di intraprendere scelte drastiche e robuste di politiche della mobilità per orientare e assecondare un nuovo ed emergente stile di vita, quella del futuro, senza trascinarci dentro la vecchia o ormai stantia e ingombrante logica dei parcheggi per le automobili.