
Pescara – È sabato pomeriggio, con poco traffico. Lungo via del Circuito, tra
via Piana delle Mele e la rotatoria nord con il Ponte delle Libertà, poco prima della pista ciclabile che corre lungo l’argine nord del fiume, procedendo verso il mare, una famiglia si sposta in bici, con grande cautela.
Il padre guida la comitiva, seguito dal figlio e a chiudere la madre, con un secondo bimbo sulla bici, che controlla da dietro dando istruzioni al piccolo su come procedere. La situazione di pericolo è evidente. Ma cosa spinge, allora, questa famiglia a uscire in questo modo invece che usare la più sicura auto, trovare un parcheggio in centro, magari nell’area di risulta, e poi a farsi un tranquillo giro a piedi? Tra l’altro poi dovranno anche tornare indietro!
Intanto, superata con grande attenzione la rotatoria con continui richiami al piccolo, imboccano la pista ciclabile e la tensione si allenta. Ma torna a farsi sentire al momento della intersezione con via Valle Roveto: davanti al Florian è presente una discarica di rifiuti perennemente attiva, che gli automobilisti non vedono, ma i ciclisti si. L’attenzione dei genitori è alta e si stringono intorno al ragazzino in bici. La stessa situazione si ripeterà più avanti, all’altezza del Ponte Flaiano. E così sarà per tutta la città. Chi vigila sulla loro incolumità? C’è un piano della mobilità a loro dedicato? Quale opportunità viene loro offerta per muoversi in sicurezza lunghe le strade della città? Quante persone potrebbero agevolmente spostarsi in bici tra Villa Raspa e Pescara, e viceversa?
Non lo sappiamo, ma in ogni caso potrebbero farlo solo lungo via del Circuito, in promiscuo con auto, bus, mezzi commerciali e camion, senza spazi riservati, a loro totale rischio e pericolo. Ciò limita fortemente questa opportunità, per gli adulti esperti e figuriamoci per i minori.
Forse appena 2, 3 km separano questa periferia di prossimità con il centro della città di Pescara, e via del Circuito rappresenta un collo di bottiglia obbligato, inospitale per le due ruote.
Un maggior numero di bici sulla strada consentirebbe di far diminuire il traffico automobilistico, lungo questo asse viario di accesso alla città. Ma vale anche l’inverso: limitare il traffico e lo spazio alle auto farebbe aumentare il numero delle due ruote, che potrebbero spostarsi in maggiore sicurezza, innescando un circuito virtuoso.

Piste ciclabili lungo il fiume, come ce ne sono già in diversi tratti, darebbero una mano a rendere il territorio urbano meno pericoloso per chi avesse voglia di spostarsi in bicicletta, e non per una questione di gusto o di piacere, ma semplicemente e soprattutto per utilizzare un più efficiente mezzo di trasporto. Ma evitando comunque di pensare a piste ciclabili come se fossero riserve indiane, ma intenderle integrate nel contesto urbano, perché ogni ciclista, oltre a ridurre l’inquinamento, a liberare spazio a rendere l’ambiente più salubre e pulito alla fine costituisce anche un soggetto economicamente più interessante per il commercio della città, più degli automobilisti.
Forse i parcheggi rimangono il più grande problema di questa città, o di tutte in gerenale. Ma non nel senso che mancano, ma che ce ne sono troppi, che vengono occupati in modo permanente da auto che poi stanno ferme tutto il giorno. Paradossalmente è l’eccesso di offerta di sosta che determina la seconda fila: sono quelli gli utenti che spendono, allo stesso modo come lo sono i ciclisti che non devono cercare un parcheggio. Ma per questioni di sicurezza, l’evento raccontato rimanda ad una esclusione dei ciclosti dal circuito urbano di prodotti e servizi, che lungo la pista ciclabile lungo fiume proprio non ci sono.