Dobbiamo andarcene da questa culla splendida
ditecelo voi che splendete nel profondo buio
noi siamo urne delle vostre ceneri
specchi che di luce dispersa in scialo immane
fanno vendemmie e mietiture distillando senso
gocce a fatica tratte da oceani d’assurdo
perché siamo giunti a oltrepassare il varco
a scuotere equilibrio terrestre millenario
ci aspetta un predisposto asilo altrove
ma dove che il suo indirizzo è sempre ignoto
voi ci vedete dalle vostre astrali balaustre
o siamo meno che particelle perse su pulviscolo
siete voi che ci avete concepiti pazzi
tranne qualche savio per aumentare scontro
noi lo sappiamo che siete implacabili e violente
date la vita con nòcciolo mortale dentro
illudete i mortali che vi sia esistenza eterna
credete forse che ignoriamo i vostri funerali
i gorghi irreversibili in cui precipitate
chi siete stelle che di polveri fabbricate esseri
come mai ci attirare a rivedervi tornati da odissee
almeno fateci incontrare qualcuno sia a noi simile
un segno se non altro da abissali lontananze
dimostrateci che siete capaci a rimediare
che qui su questo infimo pianeta detto Terra
quando sembra tutto sia perduto
è giunto invece il tempo della gemma
e della sua gloriosa primavera.
Marco Sclarandis