Il sopralluogo effettuato il 3 gennaio 2020 sulla nascitura pista ciclabile di via Pepe, che collega l’importante via Marconi con la riviera, ha messo in evidenza la residualità con cui è concepita la mobilità ciclistica pescarese.
Quasi a cercare di dare il meno fastidio possibile al traffico ed ai parcheggi automobilistici le piste sono spesso realizzate togliendo spazi pedonali e ricreativi. Forse perché si pensa alla bicicletta come un mezzo per lo svago e non per gli spostamenti in città.
Nel caso di via Pepe si assiste ancora una volta alla realizzazione di una pista ciclabile su un marciapiede costringendo l’utenza debole e vulnerabile della strada, pedoni e ciclisti, ad entrare in conflitto tra loro per conquistarsi uno spazio per i propri spostamenti.
In questa strada succederà questo con l’aggravante della ampia larghezza della carreggiata stradale che avrebbe consentito un progetto di mobilità sostenibile davvero esemplare.
Tanto più che un obiettivo dichiarato da tutte le amministrazioni comunali è stato sempre quello di diminuire l’inquinamento, aumentare la sicurezza e rendere più vivibile (e più bella, dicono) la città.
Se non si riduce il traffico automobilistico, se non si organizza un efficiente trasporto pubblico e se non si agevola la mobilità alternativa e sostenibile avremo sempre più inquinamento, sempre meno sicurezza ed una città più brutta.
pista ciclabile in via Pepe, Pescara
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