mercoledì, Settembre 27, 2023
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Undicesima edizione di Bike to work: in flessione la mobilità ciclistica!

Come a ogni anno, all’interno della Settimana Europea della Mobilità (SEM), la European Mobility Week, il venerdì, quest’anno 17, FIAB Pescarabici conta le bici in transito in alcuni caselli ciclistici urbani. I dato finale di quest’anno è 2.378, ovvero il numero di biciclette intercettato dalle 7,30 alle 9,30 da 11 volontarie e 6 volontari presso 15 caselli ciclistici.

E’ un valore che ci fa tornare indietro di diversi anni e che è superiore solo a quelli di altre due giornate in cui … piovve e quando c’erano addirittura meno stazioni di rilevamento. Difficile attribuire il calo alle condizioni meteoriche, visto il caldo e il cielo semplicemente velato. E allora?

I fattori possono essere tanti, ovviamente, ma alcune costanti tornano anche quest’anno. La bici di primo mattino è decisamente in mano agli uomini, con quasi il 64% degli intercettati (altri nostri rilevamenti hanno rivelato che le donne escono più tardi).

Inoltre che la stazione Strada Parco – Via L. Muzii mantiene il primato ormai consolidato del più alto numero di passaggi. E’ un tracciato dove non c’è un negozio o un ufficio, quindi nessuna attività commerciale o servizi, ma che viene lungamente più frequentato dalle due ruote rispetto a postazioni quali Piazza Italia oppure Piazza della Repubblica o Piazza Pierangeli, di ben altra consistenza attrattiva. Il messaggio è chiaro: spazi esclusivi, sicuri, spaziosi agevolano l’uso della bici. la promiscuità di meno!

I 2 bike smile su 5, attribuiti da FIAB al Comune nell’ambito della piattaforma di valutazione della ciclabilità di un territorio, dicono che la strada da percorrere, ma quella appunto ciclabile, è ancora tanta. Non basta, per inciso, realizzare piste o corsie ovunque capiti, sopratutto sopra i marciapiedi e nelle piazze o peggio in luoghi sperduti e dove non è necessario solo per fare numero, senza poi preoccuparsi dell’effettiva utilizzabilità delle stesse, e di esempi ne abbiamo.

E forse a questa “strada” va aggiunta quella che invece va tolta alle automobili, che girano ancora tanto, e ai relativi parcheggi, sopratutto gratuiti. Di questo ne ha avuto contezza chi ha rilevato il traffico ciclistico quest’anno: quello automobilistico è sembrato decisamente più robusto degli altri anni e poi rappresentato da mezzi con un solo passeggero a bordo, inaccettabile di questi tempi.

Tra l’altro ciò fa aumentare il senso di insicurezza che deprime la voglia di uscire in bici, che si mantiene alta nell’area protetta della strada parco, mentre precipita nei pressi della rotatoria di Via Marconi – Viale Pindaro, dove neanche pochi mesi fa è stata realizzata, in particolare su via della Pineta, una insolita e non catalogabile soluzione ciclabile all’interno di un tracciato con limite 30 (non zona 30).

Tra l’altro su Via Marconi la mobilità sta per vedere la luce un nuovo assetto organizzativo, che però non contempla, gravemente, la mobilità ciclistica (rammentiamo con molta amarezza il mancato rispetto della norma che obbliga i proprietari di strade, il comune nella fattispecie, a realizzare tracciati ciclabili in occasione di lavori stradali straordinari, come recita l’art. 10 L. 366/98).

La città ha voglia di muoversi in bici? Sicuramente si (lo rilevano certi contabici) ma i dati “bike to work” di quest’anno potrebbero però anche dirci che ha paura di farlo, oppure che non c’è lo spazio adatto, o che lo spazio sta nel posto sbagliato.

Le opportunità che vengono dalle nuove normative, e citiamo le più importanti: le corsie ciclabili promiscue, le case avanzate, le strade ciclabili urbane, le strade scolastiche e il doppio senso ciclabile (non contromano!), potrebbero aprire fronti, impensabili fino a poco tempo fa, in grado di cambiare completamente il modo di interpretare, organizzare e vivere la città.

Esortiamo questa Amministrazione, che si sta certamente aprendo, seppur troppo lentamente e a volte in chiaro scuro, a nuove logiche e a nuovi scenari, a tenerne conto, come anche a contrastare una non più accettabile sottomissione della mobilità ciclistica al parcheggio auto, che riteniamo ad oggi essere il peggior modo di utilizzare uno spazio pubblico, a scapito di migliori usi, caso mai di verde e di intrattenimento sociale.

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